Adriano Sasso (il mio vero cognome è Sassu), sono nato il 17 gennaio 1945 a Luras (OT), comune dove ci sono gli olivastri millenari, i preistorici dolmen, dove esiste l’ultimo famoso e misterioso attrezzo chiamato s’agabbadora. Senza dimenticare il moscato e il nebbiolo conosciuto da pochi veri amanti di Bacco. Sono cresciuto nelle sue campagne, con la mia famiglia: mio padre fu mezzadro, dopo ferroviere, e infine emigrato, nel 1958, in Piemonte (la Costa Smeralda aveva ancora da nascere), consigliato da uno zio piemontese che, carabiniere al mio paese, aveva sposato mia zia. Stabilitomi a Chiaverano (TO), ho cominciato a lavorare a quindici anni da apprendista a 55 lire all’ora nonostante la paga sindacale fosse di 250 lire. Per mia fortuna, il 13 febbraio 1963 entrai a lavorare alla Olivetti, dove rimasi fino alla pensione ricoprendo diversi incarichi. L’ambiente e il clima erano stimolanti, la biblioteca fornitissima era una tappa giornaliera nell’intervallo per il pranzo, che allora era di un’ora e quarantacinque minuti. A vent’anni mi sposai e partii militare. La mia famiglia era formata, oltre che da mia moglie, da Sonia e Dario i nostri due figli. Sonia non c’è più. Da militare, poiché ero contrario al sistema umiliante del tempo, trascorsi molte notti in cella di rigore. Fu allora che cominciai a sentire il bisogno di scrivere, bisogno che tuttora conservo, trovando stimoli in momenti di vita a volte insignificanti prima, poi, per esigenze interiori, nella ricerca di ragioni che comunque non si trovano mai. Anni fa partecipai per tre volte al concorso internazionale letterario di Anguillara Sabazia, sezione poesia inedita, e per due volte i miei scritti furono selezionati per la finale.