In “Diario di un poeta zen a passeggio per Roma” la poesia si muove nelle variazioni diacroniche e diatopiche nella città senza tempo, offrendo al lettore molteplici sensazioni; ma quella predominante, che racchiude tutto il lavoro dell’autore, è certamente l’abbraccio alla serenità, tipico della filosofia zen, che unisce le descrizioni dei luoghi cari all’autore a visioni incantevoli andando così a raffigurare oasi di pace, distribuite con un disegno preciso, in una città che risulta più facile definire caotica, disordinata, ingestibile. L’organizzazione del “passeggio” dalle zone vicine all’abitazione sino a spostarsi prima nel centro e poi in periferia e nei castelli, rende la raccolta viva, quasi una guida turistica, quando gli argomenti trattati sono conosciuti; arricchita da un lirismo gradevole, dai tempi perfettamente scanditi, tipici della poesia dell’anima, delle tonalità dello Zen, a ricordare maestri quali Rabindranath Tagore e Azim Hikmet.