Le poesie di questa raccolta rappresentano un modo d’essere al mondo: nascono tutte da una velleità di carezza; ma quel fascio di nervi e muscoli che sono il braccio e la mano in movimento, nel gesto di abbracciare a sé, perde slancio ed energia. L’acido della delusione e dell’insicurezza contrae e serra le dita, cosicché quel che giunge al lettore (ma è l’autore a patirlo dapprima) è un pugno. È la lugubre cinetica dell’amore. L’autore ci insegna, forse, che nella folle corsa alla felicità sbandare è facile. Tuttavia, ci è ancora concesso di frenare per godere dei dolci istanti prima dell’urto.