Ognuno di noi ha una propria identità, specchio vivente del nostro essere. Le impronte digitali ci caratterizzano come persone, come esseri umani, come uomini. Perché l’impronta di un uomo nel deserto marca l’intera esistenza come un inchiostro indelebile? La sorgente di un’oasi, dissimulata dai frutti aspri delle palme, non può dissetarci, ma può solo aumentare la nostra sete. L’uomo attinge da questa fonte infinite e infinite volte, stancandosi, cadendo, rialzandosi senza mai perdere la felicità ultima che lo lega nostalgicamente alla vita. Pur nella vittoria della mestizia o della caducità dell’esistenza, l’uomo non è restio dal pensare che le ferite degli scogli appartengano sempre e comunque al fragore delle onde, alla risacca e all’insondabile mare.