Dall’Amore traiamo energia. Ne assorbiamo l’Essenza attraverso tutto il nostro essere e sprigioniamo linfa vitale restituendo alla fonte ciò che ci è arrivato, concludendo un ciclo perfetto che ci permette di “avere” ma anche di “dare” e che ci consente il giusto equilibrio e nutrimento dell’anima e del corpo. Da sempre legato a questo “passaggio terreno”, fatto di tempo e di spazio, non ho mai smesso di sentirmi irresistibilmente attratto da una dimensione che va “oltre”, oltre la pura materialità e fisicità di questa esistenza, verso quella residenza dell’anima in cui ogni Essere è angelico, pura luce, puro spirito. Messo sin da piccolo a dura prova dalla vita, mi accorsi di non riconoscermi più dinnanzi a uno specchio andato in frantumi sotto pugni violenti di rabbia e dolore attraverso il quale mi guardai e riconobbi solo le mie mani ferite. Solitudine interiore... quella “tristezza Leopardiana” che non è patologica ma che, come lui amava dire, “ci consente di cogliere il senso della nostra vita, o delle nostre azioni, e delle azioni altrui”. Sentimento fragile che ci rende apparentemente deboli ma che divenne improvvisamente forza e potenza esplosiva quando conobbi finalmente l’Amore... l’Amore Vero. Quello il cui calore fonde due anime e due corpi fino a compiere il miracolo di crearne un’altra, di anima, meravigliosa e perfetta. Ecco che allora rinacqui in lei. Nei suoi occhi vidi finalmente il cielo. La mia immagine perfetta si riflesse nel suo sguardo. Strinsi le sue piccole mani per sentirne il calore. Le mie grandi mani, attraverso le sue, guarirono le ferite, quelle di tanti pugni fa. Mi guardai allo specchio non più spezzato ormai. Il mio volto, illuminato da una cornice di stelle, mi commosse. Chiusi gli occhi per un attimo. Sentii il battito del suo cuore allineato perfettamente al mio. Palpito divino... la mia firma... impressa per sempre sopra un cielo blu infinito, ricamato da aghi che disegnano stelle.