Colleferro, una piccola città di provincia, cresciuta come agglomerato urbano di pari passo allo sviluppo industriale del XX secolo tanto che ancora oggi è incorniciata da un cementificio che si erge imponente al suo interno. Gli abitanti si sono trasferiti qui principalmente per lavoro, lontani dalle loro origini e tradizioni, una macedonia di etnie che il tempo ha saputo armonizzare ben poco. Nessuno si sente veramente nato qui. Proprio per questo però la città è così ricca di ispirazione. Le radici cercano il loro spazio attraverso la valorizzazione dell’architettura e della storia ma anche e soprattutto attraverso l’arte, la scrittura, la musica. È in questo contesto che si inquadra la poesia dell’autrice, la voglia incessante di votarsi al bello, uno sguardo benevolo sulla natura che scompare dietro il caos urbano, una pennellata di colore sui giorni scanditi dai ritmi ripetuti delle attività quotidiane. Ed ecco che anche gli eventi poetici si susseguono come i rintocchi di una campana, una campana che richiama l’umanità verso il suo fine più alto, che si rinnova “Ad ogni diciassettesimo rintocco” con l’amore per la vita.