Claudio Krjwyx Alciator strapazza le ore come si fa con le uova per cuocerle più gustose, in un delizioso florilegio a tratti neo-dadaista, a tratti gnomico, sentenziante e filosofico che prende a prestito l’ironia per dire cose serie, serissime, perfino misticamente avvertite (...) Dunque è davvero il Tempo, l’unità di misura non tanto matematica, algebrico-aritmetica, quanto fisica e mentale che ci induce a portarlo e sopportarlo, questo Tempo maiuscolo, o se minuscolo a istigarlo, rincuorarlo, lenirlo, gloriarlo, decrittarlo, chi più ne ha più ne metta… (...) Colui che È… e cioè l’Altissimo, è creatore e insieme padrone del Tempo, di ogni tempo che in Lui dunque s’annulla, o torna trasferito, ridonato a Noi sotto forma di vita, porzione di tempo, briciola e premio d’infinito… (...) Affascina, in Alciator, questo “tourbillon”, questo continuo vorticare e dipanarsi di un concetto che è realmente fondante insieme della Fede e dell’Arte, della Storia e della Filosofia - ed in quest’ultima trova anzi il suo Regno privilegiato, la sua rutilante e magna accezione di riflessione esimia, misura del perdurare di ogni cosa mutevole, nell’incessante divenire della natura… (...) “Il tempo è l’essere che mentre è, non è, e mentre non è, è...” L’hegeliano divenire intuìto nell’ora, è già per Alciator testo e pretesto di poesia, filosofema irredento e iridescente. (...) Ma soprattutto ci spalanca una preziosa, fulminante attenzione ad uno forse dei motivi più sottili e improvvidi del nostro malessere, della nostra ansia e nascosta, intermittente crisi di panico tutte contemporanee… Quel dramma agiato, quella malevola, maldestra tragedia d’ogni benessere occidentale che è, è stato e ancora troppo rimane l’assoluto, il deprecabile, l’inalterabile e invincibile Vuoto di Tempo (...) [Proust stesso] mai avrebbe trovato, o minimamente pensato di trovare requie nell’arte combinatoria, nella scienza dei numeri, in questa estetizzante (e sinestetica) teoria degli istanti, e degli immobili… accadimenti dinamici, sommovimenti interiori, implosi come lancette metafisiche, orologi molli di Dalì, enigmi dell’ora dechirichiani, parvenze, presenze o egualmente assenze metafisiche, surreali, dadaiste, ludico-esistenziali…