Critici che hanno scritto di lui: Renzo Bailini: “Una prospettiva poetica interessante, quella di Renato Rizzo, un’indagine che nasce da un appagamento che il poeta sembra avvertire in quel formalismo linguistico, che esprime l’uomo e la sua tumultuosa esistenza nei confronti di Dio e di se stesso. Rizzo è poeta armonioso, delicato e romantico”. Clementina Magliulo Podo: “Il mondo cantato, ammirato, sentito fin nelle più intime fibre è la natura in tutta la sua rigogliosa bellezza. Di fronte ad essa Renato Rizzo si sente una piccola cosa, parte inscindibile del creato. Tutto ciò ch’egli vede, che lo circonda, diventa motivo di gioia, di consapevolezza che l’uomo ha ricevuto, con la natura, il più bel dono che Dio potesse fargli. Anche se a volte la nostalgia o la malinconia toccano le corde più remote del poeta ricordando il passato che non c’è più, questi sentimenti non sono mai crudi e sferzanti, ma lievi, come “foglie morte e stoppie rinsecchite nella brulla terra in dormiente attesa” (richiamo). E coloro che non sono più accanto a noi, le “anime meste”, sono richiamati alla nostra memoria affettuosa da “suoni d’arpe antiche” (anime meste). Renato Carlini: “In queste poesie di Renato Rizzo ritroviamo un piacevolissimo ritorno alla considerazione del verso come segno e voce di un canto. La concezione della “lirica” qui si evolve e tocca l’apice di una manifestazione estetica davvero convincente. “Stanotte s’è messa in cammino/ la primavera nell’aria” recita un incipit del poeta in “Primavera”, ed è l’avvio tanto folgorante quanto fascinoso di un viaggio mentale che accoglie parola dopo parola le atmosfere e i luoghi che Rizzo attraversa con il suono della voce. E davvero anche per il lettore “il profumo” diviene “un sospiro”, e i pensieri si fanno trasparenti e insieme intensi “in cristalli di sabbia”, mentre le acque “carezzan rugiadosi fili d’erba”.