Dopo le due pubblicazioni dell’anno 2010, “Metamorfosi di un amore” e “Nel Cuore di Dio”, ho avuto un lungo periodo di silenzio. Dal 2012 ho ripreso a scrivere realizzando in quattro anni questa raccolta. Dopo aver riletto le poesie ho cercato di trovare un titolo che potesse riassumerne il tema. In una messa domenicale mi sono soffermato su una frase della liturgia che introduce la preghiera eucaristica: “In alto i nostri cuori”. Alla luce di quella frase, rivisitando la raccolta delle mie poesie, mi sono accorto che in alcune emergevano le mie fragilità e debolezze e la difficoltà ad accettarle, sino al rischio di perdermi nella sfiducia e nella tentazione di gettare la spugna e chiudermi in me stesso. La frase “In alto i nostri cuori” è invece l’antidoto al ripiegamento, è l’invito forte a lasciare che il cuore spicchi il volo verso mete di dignità e di pace, un incoraggiamento ad immergersi nella prossimità senza lasciarsi intimidire dalle proprie fragilità. Le nostre inevitabili contraddizioni possono essere superate perché l’immensa Misericordia di Dio accompagna il nostro percorso, ci aiuta a superarle e ci conduce a relazioni sempre più autentiche e costruttive. Le ho dedicate a San Giovanni XXIII perché è stato il papa precursore del Dialogo verso tutti. Un vero emblema della Chiesa Cattolica che, a mio modesto parere, non affida ai cristiani la missione di distinguersi dagli altri per salvaguardare la propria identità, ma che invece ritrova la propria essenza proprio nella capacità di saper immergersi nella realtà cercando di aggregare nella diversità, anche nel dialogo con altre religioni, evitando ovviamente sincretismi. E allora non resta che annunciare: “O Signore, in alto i nostri cuori e trasformaci in Bellezza!”