“Io credo in te mio Dio”, vuole essere espressione intima del proprio bisogno di fede. Nel sentirsi parte comunque creata da Dio, le improprie trasgressioni si riscattano in sottomesse attenuazioni. Nel porsi il dilemma del bene e del male, le semplici frasi si elevano a penitenti preghiere. Il dialogo semplice e spontaneo con il Creatore diventa familiare, se non consuetudine con il bisogno di non smarrirsi per via. Tra il tragico del percorso terreno, s’invoca il perdono del Dio Supremo. Questi e altri essenziali concetti espressi in frasi comuni, tramutano il senso di ciò che può essere distratto e inosservato. In fondo, la preghiera esprime ciò che nei fatti non è rituale.