Per una via sconosciuta intrapresi questo lento viaggio, ascoltandomi in silenzio, e così, intimamente afferrando sensi ancora ignari alla mia penna, dai quali, frutti melodici evadevano giorni dell'etereo inganno, perseverando l'estasi nella profondità del male, quale complemento di interiorità spirituale. Vicissitudini traversano l'universo in una balera di sensi ormai vani centrando in pieno, l'essere e la sua propensione gravitazionale, verso illusioni logoranti, di quel soffio di vita, a noi concesso... Ho speso aria nel mio comune giorno... e, ora a fiato... lego suono affinchè dei miei oblii contempli ardori... dai cari luoghi fino al mio cuore come, tenero covo dei miei desideri. Questo inizio non è un abbaglio che do al mondo è solitudine che abbraccia forza augurandomi spettatore futuro di un popolo, alienato, dalla più ferrea idealità. Che diverso il mio ritratto, a chiunque di sua grata letta traversi queste riga, cuore mio è grato, di averlo scritto e amato.