“Ti aspetto dall’inizio dei tempi”, questo l’eloquente titolo della straordinaria raccolta di poesie di cui è autore Gianfranco Francioni. Poesie scritte in un arco di tempo notevolmente lungo: dal 1964 al 2018. Un tempo sì lungo ma che non ha mutato i suoi sentimenti e le sue sensazioni. Taluni componimenti sono brevi, essenziali, ermetici; altri più lunghi e discorsivi. L’incipit è sempre legato ad un fenomeno naturale; mentre la presenza/assenza della luce gioca un ruolo fondamentale. Troviamo, dunque, la descrizione particolareggiata di albe, tramonti, paesaggi marini, lune d’argento, rigogliosi prati verdi arricchiti dal volo di farfalle a simboleggiare l’amore. E, ancora, il susseguirsi di stagioni, eventi atmosferici, città in cui l’autore è vissuto, provando gioie o malinconie. Perché, alla fine, i ricordi affiorano sempre, quasi a sottolineare ciò che abbiamo perduto e, perciò, è inevitabile fare i conti con la propria vita e tirare le somme. Ed è proprio l’osservazione della natura a far scattare i ricordi e le riflessioni, perché il mondo naturale è paragonabile alla vita dell’uomo. E, dunque, il risveglio della natura coincide con quello dei sensi, come pure la nebbia, che tutto confonde, ricorda il senso dell’infinito. Taluni componimenti ricordano Leopardi, soprattutto per la ricorrente presenza di paesaggi notturni e lunari. Fondamentale è la figura della donna amata: le sue labbra, i suoi occhi, il corpo, che non possono non generare un amore eterno e che, di certo, combatte la solitudine, perché il rapporto amoroso è energia, linfa vitale. E, così, mentre gli uomini distruggono la natura e si affannano nella quotidianità, si riflette sul fine ultimo della vita e sul senso dell’esistenza, che, al di là di insulse ansie, va ricercato nella vita eterna, da trascorrere con l’amata, cosicché il pensiero della fine divenga più dolce.