C’è un momento per ognuno in cui emerge una sintesi, non come tempo del disagio, della “selva oscura” da cui trovare la guida, ma dell’ordinare il “cammin” tra conoscenza, memoria, sentimento. Scaturisce allora con un senso di distacco o di ironia, come è segnato nell’intenzionale apertura, il pretesto di una rappresentazione, di un divenire di gusto e maniera all’altezza del bello. E’ così adempiuta una traccia che ha percorso
un’esperienza che è passata dall’emozione alla ragione, dall’incontro alla solitudine, attraverso la delusione, la difficoltà del dialogo, nelle allusioni, illusioni, incapacità di ascolto, educazione per l’altro e rispetto dell’io, pur girando sempre attorno al mondo tra le sue regole e attrazioni perenni. Il tempo dell’idea si cala volutamente nel luogo, o meglio nei luoghi della vita, con i contrasti, ipotesi di diversità, forzature d’antinomie, come fervore espressivo che muove o che vuole muovere il divenire.
Se esiste nell’arte un processo di espressionismo si vedano questi tentativi umilmente come privilegio, esasperandolo, del dato emotivo della realtà sulla sua rappresentazione.