Attraverso questa raccolta che ripercorre la mia vita, suddividendola in quattro parti, ho voluto tracciare un percorso il cui filo conduttore è l’individuo “bambino” che rimane presente dentro ognuno di noi pur nei mutamenti naturali dell’età. È un po’ la teoria del fanciullino di Giovanni Pascoli: “All’interno di ogni uomo vive un fanciullino, i cui occhi osservano con serena meraviglia la realtà che lo circonda e il cui udito è in grado di cogliere voci arcane, capaci di dare strane sensazioni di gioia e di felicità.” Carl Gustav Jung lo ha chiamato il “Bambino Divino”, e cioè l’essenza di chi siamo veramente. Il bambino interiore che porta nella nostra vita la giocosità, la creatività, lo stupore, il contatto con lo spirito, ma anche il bisogno, la vulnerabilità. Ecco perché nella mia raccolta questo aspetto viene evidenziato dalla frase “Quando la bambina era bambina”, che apre ogni fase. Inoltre la mia poesia “Io anche così” fa da traccia alle fasi stesse. Nel mettere insieme queste mie liriche, che rappresentano quasi totalmente la mia espressione poetica ad oggi, ho volutamente tralasciato le opere in dialetto, le filastrocche e i miei scritti in prosa. La scrittura in ogni sua forma ha rappresentato per me un elemento sostanziale col quale rapportarmi con cadenza più o meno frequente. Amo la parola scritta, molto più di quella detta, e le mie liriche, realizzate a volte in metrica, a volte attraverso una scrittura libera e puramente musicale, rappresentano la mia vita in tutte le sue sfaccettature. Se mi dovessi però racchiudere in una breve descrizione che mi rappresenti al meglio, lo vorrei fare utilizzando la definizione di un’amica molto attenta che con affetto mi ha soprannominata la signora delle parole.