Il titolo della raccolta “Ingombrate le strade dei Sogni”, dal nome di un componimento presente nel libro, è un’esortazione che può suggerire una doppia lettura interpretativa. La prima invita a recarsi, in una sorta di trasfigurazione, sulle strade dove viaggiano i sogni, mescolandosi e fondendosi a loro. La seconda, di accettare che i sogni invadano le strade che ci troviamo a percorrere nelle nostre esplorazioni spirituali, lasciandoci trasportare e guidare da essi ed utilizzando il risultato di questa contaminazione come possibile chiave interpretativa della realtà. In entrambi i casi, nell’attività e nella passività dell’azione la destinazione finale è la stessa. I Sogni diventano un’antidoto, un’erba sciamanica, una pozione magica che ci aiuta ad anestetizzare il Reale quando ci sfugge dalle mani, quando ci assale come “rumoroso silenzio, angoscioso”, se ci appare impossibile da accettare. Tanto più quando il Sogno nella sua veste seducente pare mostrarsi solo come una differente angolazione interpretativa dello spazio in cui ci muoviamo, e la Realtà, un brutto clone, una cattiva recita di se stessa dalla quale tentiamo di affrancarci.