L’opera qui pubblicata racchiude una raccolta di poesie ispirata dai luoghi in cui vivo il quotidiano, dai boschi di betulle e pioppi, dai fossi che costeggiano i ricordi e dal fiume che mi scorre nelle vene. Ha per titolo “Oblivion” e racconta di poesie che affiorano dalle fotografie ingiallite dei miei genitori e dall’amore grande che è il mio grande amore: mio figlio. L’oblivion può coniugarsi in tutti i tempi: al futuro, per vivere il cominciamento; al presente, per vivere l’istante; al passato, per vivere il ritorno. E queste poesie possono voler significare che occorre dimenticare per rimanere presenti, dimenticare per non morire, dimenticare per restare felici. Anche la felicità, infatti, ha bisogno di oblio, di dimenticanze, anche un amore che è stato risveglio e sogno, estate e inverno, pioggia e sole. Ma basta poco perché riaffiori il ricordo che illumina i luoghi dell’anima, e scrive senza parlare nell’invisibile centro del cuore. Basta poco perché il tempo si annulli e tutto… pietre, muri e fossi, per un attimo parlino.