Essere liberi di esprimere noi stessi, rompendo gli schemi sociali per arrivare alle nostre capacità di esseri umani, valorizzando la famiglia, passando del tempo con i figli, cogliendo un fiore, allungando il tempo per dare spazio alle nostre passioni per vivere sempre giovani. Cosa c’è oltre il giardino del re? La nostra ricchezza, che si trova nelle cose semplici della vita. Noi siamo i re, tutti quanti, ricchi delle capacità proprie degli esseri umani. Nasciamo come bambini liberi e spensierati, poi, crescendo, limitiamo questa nostra indipendenza da tutto ciò che risiede all’esterno attraverso la formalità, che schiavizza e ingabbia il potenziale creativo umano. Non ci sono schiavi nel giardino del re, perché il suo cuore è saldo, forte e indipendente dalla società, la felicità è la sola ricchezza insita nel suo animo ed egli la ricerca con occhi sempre nuovi, allontanandosi dalle cose effimere, sfuggevoli e illusorie della vita. Non è facile riconoscersi in questa società e il nostro autore riesce a trasmetterlo perfettamente; ogni re è padrone del proprio regno, e così ciascun uomo è re della propria vita sulla quale può avere l’ultima parola.