Questo è un omaggio alla laguna di Venezia, la mia laguna, davanti alla quale, io, da neonato, venni esposto, come si usava fare in quel tempo a Venezia, per i neonati venuti alla luce davanti alla laguna. I miei genitori, appena dopo la seconda guerra mondiale, avevano ottenuto un alloggio di fortuna, in una soffitta di un palazzone antico da cui si vedeva la laguna, che col passare degli anni, divenne un grande albergo esistente ancora adesso, di fronte alla statua a cavallo di Vittorio Emanuele che troneggia davanti all’imbarcadero dei vaporetti che galleggiano sulla laguna. Quindi, guardando questo mio progetto poetico, mi viene da dire che non poteva andare diversamente. L’importante non è che esistano realmente dei “Pesci volanti”, com’è per i mari del Sud, ma l’importante è il loro passaggio in poesia, cercando sempre di cogliere l’aspetto musicale, dato che secondo me, poesia e musica hanno lo stesso passo. Si è trattato, per me, di un’esplorazione di un specchio acqueo a me noto. Nel turismo, la laguna veneziana è sempre stata vista con un’ottica pseudoromantica che giunge fino alla cecità, non scorgendone la bellezza intrinseca che diventa totale, così come avvenne nel volume di W. Goethe “VIAGGIO IN ITALIA” a cui sono e sarò sempre grato, nella mia creazione poetica.