Io come essere non errato in ogni valle seguito da traviati, ma dalla porta della mia penna escono lacrime così sincere, così innocenti, ala fedele e stampella affettuosa che mi sostiene nel bisogno del mio essere così amareggiato col rancore, dalla potenza del tempo faraonico che mi ha reso così strano vivente dalla atroce, feroce, avvelenante, spezzante paura, teatro dei miei attimi che hanno giocato ruoli diversi, reso pazzo dal grandissimo amore meteorite che ha colpito il mio colpo di fulmine, paura e amore che impazziscono, una commedia triste e ingiusta per il mio essere che si sente smarrito, pugnalato da zanzare in una foresta dalla potenza cieca ed egoista mummia per non esseri in mano tesa, ma la fede nella fede aumenta, ricordando il nostro senso o doppio senso, così la mia cura spirituale misteriosa mi ha abbracciato, è stato un sacrosanto soffio, troppo buono, perché mi ha salvato per essere lucido.