Il libro vuole essere un tributo al potere salvifico della poesia, ancor prima della scrittura in senso stretto.
La poesia come strumento pulito di assoluzione di sé, come arma lecita di difesa dalle ingiunzioni contraddittorie, dalle ansie e spazi bui di un’esistenza.
Attraverso il libro che racchiude tra le tematiche più importanti l’amore perduto, la mancanza della terra natia, l’amore per la propria madre e la ricerca mai conclusa dell’equilibrio interiore, intendo rendere giustizia ancor prima che a me stessa a tutte le persone care della mia vita, a tutti quegli affetti che in modo diretto ed indiretto hanno contribuito a formare i miei giorni, rendendoli palcoscenico di eventi felici e tristi insieme. La poesia per far fuoriuscire il più incontaminato dei respiri, per condividere quegli impulsi e quelle emozioni che spesso, per dare adito alle vicissitudini della vita di tutti i giorni, si lasciano silenti nel cuore. E’ anche un modo per proteggersi da tutto ciò che sfugge al controllo ragionato delle cose. Pensavo che non ne avrei mai parlato così esplicitamente, ma parlare per scagliare luce sui fatti propri e di conseguenza altrui, è diventata negli anni una necessità.
“I poeti sono stelle sempre splendenti che fanno del loro dolore un cielo in grado di stare sopra a tutti” scrivo e con questo libro mi auguro di riuscire in ciò dacché le esperienze narrate e che sanno di autobiografico sono convinta costituiscano, in fondo, le esperienze di vita di molti di noi.